28/04/11

VINYL ROOTS

The Smiths- The world won't listen (1987)

Il mondo non ascolterà e invece il mondo ha ascoltato eccome. Ed è rimasto affascinato!
Che dire, se non conoscete il meraviglioso mondo sonoro creato dagli Smiths, questa è la raccolta che fa per voi. Da piccolo fu il loro primo disco che comprai. Una raccolta, perchè nel formato dei singoli hanno distillato perle di ineguagliabile bellezza.
Non oso neanche tentare di descrivere la loro musica, sarebbe come descrivere il cielo ad un cieco.
Canzoni che portano lontano lontano, non importa dove. Basta non tornare a casa questa notte.

23/04/11

VINYL ROOTS

Grant Lee Buffalo- Mighty Joe Moon (1994)

Al tempo della sua uscita, questo disco venne inserito nella sezione "alternative". Probabilmente per mancanza di una parola migliore. In realtà i GLB facevano la loro cosa e la facevano in maniera strepitosa. In più, la voce di Grant Lee Phillips, che è uno dei tratti distintivi del gruppo. Dall'altro la musica; uno strano mix di blues, rock old school, con forti richiami a Neil Young.
Questo è un disco da ascoltare in una notte d'estate, con un cielo aperto pieno di stelle. Oppure dentro un auto a baciarsi appassionatamente. 
Grezzo, inquietante, evocativo, bello. Un disco in cui si respira polvere e verità.

21/04/11

R.I.P. Gerard.

Un altro rocker ci ha lasciato. Gerard Smith il bassista dei TV ON THE RADIO è morto di cancro a 36 anni.




Ciao Gerard salutaci Elvis e gli altri.

19/04/11

VINYL ROOTS

Nick Drake- Bryter layter (1970)

Questo è un post propodeutico alla serata finale di "Multitraccia" che si terrà domani sera.
Questo secondo disco di Nick Drake è la colonna sonora ideale per una calda giornata estiva. Drake suona rilassato e anche ottimista in diverse canzoni, alcune delle quali hanno un tocco jazzy, con gli arrangiamenti d'archi lussureggianti di Robert Kirby che arricchiscono le canzoni di Nick Drake, solitamente basate sulla chitarra acustica. Pianoforte, flauto, corno e sassofono arricchiscono ulteriormente la musica. Il modo unico in cui sassofoni e archi tessono una ragnatela intorno alla voce ovattata di Drake sul piccolo capolavoro "At The Chime Of A City Clock", sottolinea il motivo per cui Drake è diventato così (in ritardo) popolare nella scena alternative dagli anni '90 ad oggi. Tristi ma bellissime canzoni come "I Hazey Jane", "Fly" e "Northern Sky", suonano oggi come classici senza tempo. Tutto il disco è pervaso da un'atmosfera magica e onirica in cui si intravedono gli scorci intimi della mente di un giovane uomo tormentato.
La sua innocenza e la sua fragile bellezza elevano questo disco al ruolo di capolavoro assoluto.
Il produttore Joe Boyd, di solito parco nel dosare i riconoscimenti, sostiene che Bryter Layter sia stato l'unico album perfetto a cui abbia mai lavorato.
Anche questa è una prova del perchè questo giovane cantautore sia morto (nel 1974 per un'overdose di antidepressivi) praticamente sconosciuto e diventato poi una leggenda postuma. 
E pensare che pseudo musicisti ne ignorano, tronfi, l'esistenza.

15/04/11

LIKE A VISION SHE DANCE

Vorrei ritornare un attimo sulla bellissima serata di ieri sera per il terzo incontro di Multitraccia dedicata al rapporto tra il cinema e le canzoni di Bruce Springsteen.
Innanzitutto vorrei ringraziare nuovamente il nostro ospite Claudio Gaetani per la sua competenza, disponibilità e gentilezza. Durante la serata è riuscito a farci immergere completamente nel mondo cinematografico che le canzoni del Boss evocano.
Dopo aver ascoltato le parole di Claudio sono giunto ad una conclusione. Springsteen si sofferma e lavora sempre su temi ricorrenti, operando varianti minime e perfezionando in continuazione il meccanismo che sottende alla sua musica. 
Chissà, forse in questo suo costante lavoro di cesello, un giorno sarà ancora in grado di farci vedere il futuro del rock'n'roll. 




14/04/11

Record Store Day

C'é un giorno per tutto, e anche una festa per tutto. Qui potete trovare un sito dedicato alla giornata dei negozi di dischi indipendenti (la giornata è stata ieri). In questo blog invece uno spunto di riflessione, a partire dalla festività suddetta, molto interessante.

13/04/11

VINYL ROOTS

Bruce Springsteen- Darkness on the edge of town (1978)

In preparazione alla serata di domani sera di Multitraccia dedicata alla qualità cinematografica della musica di Bruce Springsteen, ho deciso di parlarvi di uno dei vertici massimi della produzione discografica del Boss.
Darkness arriva dopo 2 anni dalla pubblicazione di Born to run. Due anni passati a battagliare in tribunale con il suo vecchio manager, Mike Appeal, e che non gli faranno capitalizzare il grande successo raggiunto con Born to run.
Fin dalla foto di copertina è evidente che ci troviamo di fronte ad un uomo diverso. Le speranze e i sogni di un ragazzino sono state soppiantate dall'essersi confrontato con la durezza della vita reale. Quasi una presa di coscienza del Boss che nel cammino all'età adulta corrisponda una perdita dell'innocenza inevitabile e dolorosa.
Il disco comprende alcuni dei pezzi immortali del songwriting springstiniano; da Promised land a Badlands a Adam raised Cain. Ma per tutte le sessions di registrazione Bruce e la E-Street Band sono in uno stato di grazia. Incidono tantissimi brani molti dei quali, di straordinaria qualità, rimarranno fuori dalla scaletta definitiva (solo per citarne un paio Because the night e Fire).
Dal 1973 sino ad oggi Bruce Springsteen ha scritto una serie di opere intense, toccanti, commoventi, profondamente sentite (anche se gli ultimi lavori sono veramente di scarsissima qualità). Darkness on the edge of town rimane, a mio gusto personale, il suo vertice assoluto.

12/04/11

ASCOLTI

Micah P. Hinson- Micah P. Hinson and the pioneer saboteurs (2010)

Se facessi parte della generazione cresciuta musicalmente negli anni 00 non potrei mai innamorarmi della musica e della voce di Micah.
O forse si. Perchè questa è musica senza tempo, che sfugge a catalogazioni cronologiche. Come tutta la musica migliore.
Questo è il suo ultimo lavoro. Un lavoro coerente con i suoi precedenti ma allo stesso tempo obliquo e misterioso. Potrebbe tranquillamente adagiarsi solo sulla sue straordinarie qualità vocali ma invece riesce a produrre un disco di qualità musicale dello stesso livello con arrangiamenti celestiali, tra gospel, soul e  alternative folk.
Tra frontiere sbarrate dal filo spinato, un deserto pieno di criminali e degenerati Micah P. Hinson si trova a suo agio raccontando tutto con voce ferma e un occhio inflessibile per i dettagli raccapricianti.
L'ultimo grande crooner.


11/04/11

VINYL ROOTS

The Gun Club- Miami (1982)


Qualche fantastica ballata si alterna a pezzi più impetuosi. E poi chitarre ruvide, sezione ritmica anni '80, una grande voce, quella di Jeffrey Lee Pierce, che purtroppo ha raggiunto Elvis e gli altri nel 1996. I Gun Club sono una clamorosa rock band di Los Angeles e forse il loro album migliore, la vera pietra miliare è il primo Fire Of  Love del 1981, ma personalmente sono molto legato a Miami perchè è proprio con questo che li ho conosciuti. Album che mette in risalto l'irrequietezza di Jeffrey e la sua disperazione; a me fa venire in mente quella decadenza tipica del post punk. Lo dedico ai molti (purtroppo) detrattori degli anni '80.

Abbinamento consigliato.
Qualsiasi cosa faccia male in quantità eccessive, salumi, formaggi, cioccolato, caffè, vino, alcolici in genere.

.

 Funhouse

08/04/11

VINYL ROOTS

Chemical Brothers- Dig your own hole (1997)

Inauguriamo questa rubrica parlando di uno dei gruppi che ieri sera abbiamo dovuto sacrificare all'ora tarda e al gelato!!
All'inizio degli anni '90 la barriera tra chi ascoltava rock e chi frequentava i club dance improvvisamente si abbatte e inizia il primo matrimonio duraturo tra questi due generi. Tutto era iniziato sul finire degli anni '80 a Manchester, nella cui università i due futuri "fratelli chimici" si erano incontrati. E' l'epopea di Madchester e ne sono protagonisti gruppi come Stone Roses e Happy Mondays: chitarre rock e additivi chimici (ecstatsy), psichedelia vintage a braccetto con una religione che predica pace e amore, l'acid house.
In questo contesto Tom Rowlands e Ed Simons cominciano a proporre la loro personale miscela di big beat e rock. Il loro capolavoro è, a mio parere, questo Dig your own hole. Disco che rielabora suggestioni psichedeliche senza replicarne gli stilemi ma adeguandole a un nuovo scenario.
Difficile trovare un brano che non sia più che buono. Forse l'iniziale "Block rockin' beats" meglio di tutte sintetizza questo connubio tra dance e rock offrendo una versione ballabile dei Rage Against The Machine. 
Visionario e riempipista, dalle vendite milionarie e dal nucleo solidissimo.
In poche parole, questo disco è una pietra miliare. 



06/04/11

ASCOLTI

                                                       Imelda May- Love tattoo (2008)

Gran bel disco di rockabilly, blues e tanta tradizione. Imelda May, irlandese di Dublino, è infatti una grande amante di Gene Vincent, Billie Holiday, Wanda Jackson e molti altri grandi che hanno fatto la storia della musica.
Voce affascinante, belle chitarre, divertente,  questo disco è molto adatto per le sere d'estate, all'aperto con un tetto di stelle.

Abbinamento consigliato.
Piatti poco impegnativi, possibilmente da mangiare con le mani, perchè in alcuni pezzi è difficile stare fermi, spiedini di carne alla griglia o costine di maiale, qualcosa anche di focoso. E Guinnes a volontà.



Funhouse

04/04/11

ASCOLTI


South Memphis String Band- Home sweet home (2010)


La South Memphis String Band è un'orchestrina acustica che cela le identità di Luther Dickinson, voce e chitarra dei North Mississippi Allstars e dei Black Crowes, Alvin Youngblood Hart, un omone grande e grosso ed uno dei bluesman più spiritati della sua generazione, e Jimbo Mathus, sorta di "reinessance man" come lo chiamerebbero dalle sue parti, sempre pronto a scavare fra i segreti della musica americana.
Senza trucchi e senza inganni si sono riuniti intorno a qualche microfono, hanno preso una risma di canzoni sgualcite che venissero dall'anima pià antica di Memphis, fin giù verso il misterioso bacino del Mississippi, e si sono divertiti a rivederle con il loro linguaggio.
Home sweet home è un disco, il loro primo, che a tutti gli effetti si annovera nel genere "americana", con i piedi ben saldi nelle radici e nelle tradizioni americane e che esplora territori che spaziano dal blues al gospel, dal bluegrass alle fiddle songs, con un suono rigorosamente acustico.
Ascoltatelo con attenzione e vi si aprirà un intero universo.